Pensieri e strategie di trasformazione. Terza e ultima parte.
🔑#6 ONORIAMO LA NATURA 🌳
In questi giorni in quarantena abbiamo avuto l’occasione di rallentare i nostri ritmi, di ridurre il raggio delle nostre scoperte e di focalizzarci di più su tutto ciò che abbiamo a portata di mano. Rinunciando ai viaggi, alle uscite, alla compagnia e allo shopping, abbiamo investito energie e sperimentato nuove strategie più efficaci nel “qui ed ora”, ritrovandoci nella condizione di ascoltarci di più. Questo isolamento forzato ha inoltre coinciso con l’arrivo della primavera, la stagione forse più scenografica dell’anno e, dalle nostre abitazioni, abbiamo assistito all’ennesima stupefacente rinascita della terra. Probabilmente ci siamo ritrovati a gioire alla vista degli alberi nuovamente ricoperti di foglie e ad emozionarci per i fiori sbocciati dopo un lungo inverno (se abbiamo usato tutte le chiavi sicuramente sì 😉). In molti casi abbiamo anche osservato gli animali del nostro habitat riappropriarsi di uno spazio per molto tempo a loro negato, a causa della nostra invadenza. Facciamo tesoro di queste esperienze per il futuro, ricordandoci ogni giorno del ruolo essenziale della natura e impegnandoci nel nostro piccolo a modificare la relazione utilitaristica nella quale siamo invischiati con essa, spesso inconsapevolmente, per definire un nuovo rapporto fondato sul rispetto. Come esercizio, documentiamoci sulle festività del passato, anche quelle specifiche del nostro territorio, proviamo a rispolverarle e a promuoverle. Rendere omaggio alla nostra terra ci aiuterà a considerarla diversamente e a farci ingannare meno dalle logiche della globalizzazione. Ricominciamo a celebrare la natura per non darla per scontato, avviciniamoci nuovamente ai suoi ritmi e onoriamone i suoi doni preziosi.
“Ci sono sempre fiori per coloro che vogliono vederli” H. Matisse.
🔑#7 DIFFONDIAMO FIDUCIA 🔊
Nel pieno di un’epoca storica dove la fiducia verso il prossimo era già stata profondamente compromessa, la pandemia da Covid 19 ha esasperato molti dei problemi psicosociali della nostra società. Anche il linguaggio adottato dai media ha avuto un peso importante in questo processo. Quando sentiamo parlare di guerra, ad esempio, siamo portati a cercare un nemico, e se le informazioni che riceviamo sono ambigue o conflittuali tra di loro ci disorientiamo, proviamo paura e alimentiamo le psicosi. Persino quando crediamo di essere equipaggiati delle migliori intenzioni, se ci imbattiamo in un’infinità di messaggi, richieste e teorie, finiamo per sentirci più vulnerabili di quanto vorremmo. In primo luogo non dobbiamo temere le nostre emozioni perché la maggior parte di esse servono proprio a favorire la nostra sopravvivenza. Negarle o sopprimerle non solo non ci risparmierà dall’affrontarle, ma avrà un effetto controproducente. Sarà utile invece focalizzarci sull’origine dei nostri vissuti e iniziare a fare chiarezza in noi stessi. Ma in che modo? Lena Kellogg Sadler, famoso medico americano, nei primi del novecento affermava che l’unica cura conosciuta per la paura fosse la fiducia e noi, a distanza di un secolo, crediamo che questa ricetta sia ancora pienamente valida e attuale. La fiducia è tra i più importanti e complessi sentimenti umani e parla molto di noi. Grazie alla psicoanalisi, ad esempio, sappiamo che il dubbio e la fiducia che nutriamo verso il prossimo sono condizionati dalle nostre esperienze e sono lo specchio di come ci autovalutiamo. Dal momento che sul passato non ci è dato interferire, per iniziare a cambiare il nostro presente possiamo occuparci della nostra persona e lavorare sulla fiducia che riserviamo a noi stessi. Proviamo a prestare attenzione alle situazioni in cui effettuiamo una valutazione di affidabilità di noi e degli altri, impegnandoci a registrare mentalmente quello che ci dice la nostra voce interiore, e a riascoltarlo in seguito. Per essere in grado di diffondere fiducia, dovremo innanzitutto imparare un po’ per volta a concedercene personalmente di più e anche impegnarci a diventare più amorevoli con noi stessi. Se riusciremo in questo esercizio, innescheremo una reazione a catena, come quella di un domino, e l’effetto che otterremo sarà incredibilmente potente, utile e concreto rispetto ai bisogni umani di oggi e di domani.
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