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Genitori completi di figli luminosi

Aggiornamento: 21 gen 2022

Riflessioni insieme alla Dott.ssa Paola Belfiglio, Mediatrice Familiare e fondatrice de La Casa della Tartaruga.

Si dice che fare i genitori sia il lavoro più difficile del mondo, e' davvero così?


Soffermiamoci innanzitutto sul linguaggio e sui significati che attribuiamo.

Culturalmente siamo soliti associare un ritorno, spesso di tipo economico, a ciò che definiamo lavoro, ma oggi i genitori si trovano per molto tempo nella condizione di sostenere un numero così elevato di spese che, anche se concepite come un investimento, con scarsa probabilità nel futuro si trasformeranno in un guadagno.

Le motivazioni profonde che spingono oggi gli adulti a mettere al mondo dei bambini appartengono principalmente alla sfera personale ed emotiva, e proprio per questo ci dicono molto delle esperienze, dei valori ed anche dei bisogni di ciascuno.

Iniziare parlare di ruolo dunque, anziché di lavoro, dunque é sicuramente più appropriato, inoltre suona decisamente meglio.


Appurato che fare i genitori per tutti sia un’attività impegnativa, nel corso degli anni, attraverso il lavoro di sostegno alla genitorialità, ho individuato un “fattore evolutivo personale” molto utile allo svolgimento adeguato e soddisfacente del ruolo.

Definirlo fattore evolutivo personale è certamente vago e riduttivo, ma consente perlomeno di trasferire immediatamente l’idea che non si tratta di una competenza della coppia e che richiede una certa maturità individuale.

In qualità di mediatrice familiare, navigando quotidianamente tra i conflitti e le difficoltà che caratterizzano il rapporto fra genitori e figli, sono arrivata a concludere che gli adulti che risultano più competenti, e che crescono individui più autonomi e luminosi, sono coloro che hanno “switchato” in maniera decisa dalla condizione di essere figli a quella di essere genitori, e a tal proposito ho deciso di raccogliere alcuni spunti condivisibili ed efficaci nella pratica.

Per quale motivo il passaggio da figli a genitori si rivela così faticoso?

Oggi la durata media della vita consente a molti adulti di trascorrere diversi anni accanto ai propri genitori, talvolta fino alla tarda età e questo fenomeno può offrire la possibilità, pericolosa da un punto di vista evolutivo, di continuare a comportarsi principalmente come figli per molto tempo.

Anche se non è necessario che i nostri genitori siano in vita per farci continuare ad agire come figli, è comprensibile che un relazione molto intensa possa facilmente ostacolare una transizione che già di per sé risulta delicata.


Personalmente ritengo che parte della difficoltà abbia a che vedere con il fatto che, per operare su noi stessi questa trasformazione, dobbiamo innanzitutto elaborare un lutto molto difficile e doloroso, ovvero il lutto di noi stessi come figli. E qui immagino venga istintivamente da chiedersi: perchè?

Per quale assurda ragione dovremmo farlo? Perché dovremmo “uccidere” noi stessi? Che follia!


Nella realtà non si tratta di uccidere sé stessi, ma di accettare che una parte di noi si trasformi. E che trasformandosi si evolva.

Sembrerà incredibile, ma gli ingredienti segreti di un genitore completo provengono proprio da questo lavoro su sé stessi (e qui concediamoci il termine lavoro, dato che effettivamente otterremo una serie di vantaggi, anche se certamente dovremo sperimentarlo direttamente per comprendere quali).

Cosa significa “switchare” da figli a genitori in concreto? E poi, per quale motivo queste parti di noi stessi non possono convivere tranquillamente?

Sarò molto sintetica nel rispondere a queste due domande, per me fondamentali:

  • In concreto, per prima cosa, dobbiamo trovare la nostra strada per smettere di essere invischiati con le dinamiche disfunzionali della nostra famiglia di origine (attenzione: ogni famiglia le ha, nessuna esclusa). Per smettere di essere invischiati sarà necessario fare pace con i nostri genitori, attraverso un perdono profondo, che non ha nulla a che vedere con il “dimenticare” o il “lasciar correre”, e che richiede accettazione, comprensione e compassione, tutte disposizioni d’animo essenziali al nostro nuovo ruolo di genitori. Una volta acquisita questa consapevolezza, e conseguentemente ad un trambusto interiore più o meno intenso, sperimenteremo un inaspettato senso di benessere e saremo nella condizione giusta per fare tesoro della nostra esperienza personale di figli. Potremo persino iniziare a pensare di definire un nostro sistema di regole educative coerente con epoca e società, ed impegnarci a farlo rispettare con autorevolezza.


  • Entrambe queste parti di noi stessi convivranno e coesisteranno in equilibrio, per non farci sconfinare in una sorta di onnipotenza di ruolo, e lo faranno armoniosamente, nel modo e nell’ordine corretto. Essere sia genitore che figlio, significherà sempre riconoscersi come adulto responsabile e guardare con amore al figlio che siamo stati. Provare comprensione per il bambino che siamo stati, ci aiuterà soprattutto a sviluppare una maggiore empatia, forse la più importante di tutte le qualità di un buon genitore, e più in generale di un buon essere umano.

Sarà importante maneggiare con cura questi ingredienti perché potrebbero avere effetti incredibili sull’autostima ed in generale sull’amore che nutriamo verso noi stessi, con dei risvolti notevoli in tutti gli ambiti della nostra vita!

Che infuenza hanno le nostre esperienze di figli sul nostro modo di ricoprire il ruolo genitoriale?

Cercherò di rispondere a questa domanda attraverso l’esempio di una situazione semplice.

Quando eravamo bambini abbiamo sofferto molto il disinteresse dei nostri genitori, che manifestavano sempre poca attenzione verso i nostri bisogni, e negli anni a seguire abbiamo ad esempio:

  • frequentato persone che si disinteressano a noi esattamente come mamma e papà;

  • adottato comportamenti estremi oppure violenti che conducessero le persone ad interessarsi di noi;

  • ferito costantemente coloro che ci dimostravano affetto, mostrando a nostra volta disinteresse verso di loro;

E’ prevista anche più di una risposta...


Ora, senza un lavoro personale su di noi stessi, quando diverremo genitori come pensate che ci comporteremo con nostro figlio?

  • gli faremo provare qualcosa di analogo a ciò che abbiamo provato noi, tendendo dunque trascurandolo;

oppure

  • lo idealizzeremo, ad esempio trattandolo come il re dell’universo e ricoprendolo di attenzioni e regali;

Agendo in questo modo, per somiglianza o per differenza, continueremo ad operare secondo le leggi del vecchio livello, perpetuando le dinamiche disfunzionali della nostra famiglia di origine.


Supponiamo invece di trovare la strada per fare pace nel nostro cuore con i nostri genitori e riuscire a riconoscere e poi a dare uno spazio alla rabbia, al dolore, e alla frustrazione subiti, per trasformarli in energia evolutiva. Se questo processo andrà a buon fine, se quindi riusciremo a passare ad un nuovo livello, potremo diventare degli ottimi genitori e potremo usare la nostra sensibilità per comprendere quando i nostri figli avranno maggiore bisogno di riconoscimento e vicinanza. Potremo anche iniziare a definire e far rispettare un sistema di regole condiviso e coerente, che si fonderà sui nostri valori.

Se faremo tutto questo, è certo che godremo di un’esperienza relazionale meravigliosa, che ci permetterà di crescere e di evolverci, come dovrebbe accadere in ogni relazione umana, anche tra pari.

Ma allora cosa fa di preciso un genitore completo, e come lo fa?

Perdona, per prima cosa. Se questo perdono rivolto ai propri genitori, e a sé stesso, sarà autentico e profondo consentirà a colui che ambisce a diventare un genitore completo di accedere ad un livello di maturità personale superiore, che modificherà profondamente il suo approccio verso gli altri e verso la vita. Tra i tanti benefici che otterrà, ad esempio, si percepirà maggiormente autonomo e diverrà in grado a sua volta di trasmettere una sana autonomia ai propri figli;


Elabora le proprie emozioni. Accettando ed integrando anche le proprie emozioni più dolorose inizierà a riconoscere, e a rispettare, quelle altrui.

Questo passaggio è essenziale per riuscire a sintonizzarsi sulle frequenze del proprio figlio ed impegnarsi ad accogliere e rispettare le sue emozioni. A tal proposito è bene ricordare che ogni essere umano cosciente è in grado di riconoscere le emozioni di un altro individuo e che queste sono universali.

Ciò che è soggettivo sono solamente gli eventi che le scatenano.


Sviluppa empatia. Allenandosi a modulare sé stesso imparerà col tempo a calibrarsi, disponendosi verso l’altro.

Il temperamento umano innato fa sì che i bambini reagiscano in modo differente ai medesimi stimoli, per questo motivo la disponibilità del genitore a modulare sé stesso, in funzione del temperamento del proprio figlio, si rivelerà fondamentale e contribuirà al processo di crescita e di educazione di un individuo luminoso. Dopotutto possiamo "brillare" davvero solo quando ci è concesso esprimere ciò che abbiamo nel cuore, e non quando invece facciamo ciò che gli altri si aspettano da noi.


Agisce con autorevolezza. Se le regole che decide di dare sono emerse da un profondo lavoro che ha svolto su sé stesso, sarà decisamente più facile per il genitore completo attuarle con efficacia, dare l’esempio e motivarle, poiché il valore gli attribuirà sarà connesso al suo cuore, oltre che al contesto. Non si limiterà dunque ad applicare regole che ha appreso dalla propria famiglia di origine senza prima averle analizzate e riviste una ad una. Relativamente a questo aspetto, tengo a precisare che, anche se alcune regole possono apparire ancora pienamente valide, e va bene che lo siano, dobbiamo ricordare che è avvenuto un passaggio generazionale, e che quindi potrebbe essere necessario rivedere qualche dettaglio anche minimo dei nostri pilastri più solidi.


Mette in conto di sbagliare. Anche se applicherà alla perfezione tutte e quattro le indicazioni precedenti, al genitore completo capiterà comunque di sbagliare, e magari anche di sbagliare molto in qualche occasione.

E’ fondamentale che sappia riconoscerlo e che lo dichiari con la giusta umiltà. Sarà uno degli esempi più importanti che darà a suo figlio di come va affrontata la vita. In una società come la nostra, dove ad ogni angolo c’è qualcuno pronto a puntare il dito, un genitore che si ferma e dichiara di aver sbagliato può solo guadagnare rispetto e credibilità agli occhi del proprio figlio, fortificando la relazione.

Si diverte! Proprio perché essere genitore non è un lavoro, si rivelerà anche molto divertente.

Il genitore che ha intrapreso un percorso per divenire completo, tra i tanti effetti di cui godrà attraverso il perdono, scoprirà di apprezzare di più la vita e non perderà occasione per divertirsi con i suoi figli, qualunque età abbiano.

In questo caso mi permetto di suggerire di prestare attenzione alla scelta dell’attività, che non dovrà essere troppo “artificiale”, altrimenti il divertimento non sarà di buona qualità. Giocando durante il bagnetto prima, sfidandosi in bicicletta più tardi, insegnerà a suo figlio anche a prendersi in giro nel rispetto di ciascuno, facendo scoprire al proprio figlio che l’autoironia è una delle armi più potenti di cui disporre per affrontare le inevitabili avversità della vita.


Compie un’impresa straordinaria. Un genitore completo cambia la storia, e la cambia in meglio, dando inizio ad una stirpe di individui luminosi!


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